Platone Vs Aristotele _ Disegni di Raffaello Sanzio dall’affresco “La Scuola di Atene”

Cos’è la Mimesi? Questo termine deriva dal greco e significa “imitazione”, “riproduzione”. Nell’arte, la Mimesi accompagna da sempre l’opera e il proprio artista. Questo è forse un argomento tra quelli fondamentali che chi ama l’arte deve conoscere. Vediamolo insieme.

Il termine (nella forma traslitterata mìmesis) nasce in filosofia e per tale motivo oggi parleremo di alcuni importanti pensieri filosofici, in particolare di Platone ed Aristotele.

Con Platone questo termine, mimesi, acquista importanza e con esso si designa la produzione di false immagini che imitano le cose. La produzione delle cose stesse che imitano la realtà delle forme ideali. Platone pone il bello in relazione con il vero e con il bene, concependolo secondo un canone ideale.

Lui pensa che l’arte è una forma di eccesso o di delirio poetico dell’anima (mania), e la si conosce con l’eros, con la conoscenza totale della passione. L’ascensione alla bellezza ideale la si compie per gradi, passando dall’amore per le forme sensibili dei corpi a quello per le idee. L’arte è capace di guidare la nostra anima alla scoperta della verità, agendo sia sulla componente razionale sia su quella emotiva. Ma in tutto ciò vi è una forma degradata di arte e di poesia, che Platone concepisce come imitazione della natura. Questa arte imitativa per lui, non ci avvicina alla verità, ma ce ne allontana. Riproduce l’immagine di un’apparenza, la copia di una copia. Ed i poeti che fanno leva sul lato emotivo e irrazionale dell’anima, diseducando all’aspirazione dell’ideale e vanno banditi dallo stato, che deve avere i filosofi come gli unici educatori e persuasori dell’anima.

Lo stesso Platone fa un esempio di quanti tipi di mimesi sussistono se ci riferiamo ad esempio all’idea di letto che è la vera realtà dell’oggetto; vi è poi il letto costruito da un artigiano che lo fabbrica sulla base del modello ideale e infine il letto come lo dipinge fantasticamente un pittore. Vi sono dunque tre artefici: un dio che produce l’idea-letto, un dio Demiurgo che, come un artigiano, produce l’oggetto letto sul modello dell’idea e infine un pittore-imitatore che appunto “imita”, senza riferirsi al vero, l’oggetto che ha fabbricato il falegname.

Capirete che questo tipo di spiegazione per quanto importante è negativa. Nella concezione platonica dell’arte, la mimesi è da condannare perché, imitando le cose che a loro volta sono copia delle idee,la realtà si allontana tre volte dal vero.

Platone nel libro Repubblica scrive infine non di artisti, ma di artigiani che dovrebbero quindi collaborare, producendo e imitando oggetti che non si trovano in natura, insieme ai guardiani e ai filosofi, al benessere dello Stato. Egli poi pone l’attenzione sul problema di come un pittore, uno scultore, un poeta, che non producono “oggetti utili” ma copie, se essi possano far parte dello Stato ideale. Platone quindi afferma che la risposta dipenda e sia condizionata dalla loro attività, se sia utile alla buona educazione dei cittadini. Infatti, egli scrive che quando i bambini ascoltano le storie di Omero «il giovane non è in grado di giudicare ciò che è allegoria e ciò che non lo è» e poiché «tutte le impressioni che riceve a tale età divengono in genere incancellabili e immutabili», è «assai importante che le prime cose udite dai giovani siano favole narrate nel miglior modo possibile con l’intento di incitare alla virtù».

Quindi non una generica condanna dell’arte in quanto imitazione di un’imitazione, ma l’accettazione di essa condizionata ad un’utile funzione pedagogica da valutare attraverso un attento giudizio censorio che se negativo, può portare all’espulsione dallo Stato dei poeti e dei pittori, «imitatori dell’oggetto di cui gli altri sono artigiani».

Nel concetto di estetica di Aristotele, mimesi acquista invece un significato positivo, come imitazione della forma ideale della realtà, dove l’operare dell’artista, qualunque tipologia esso rivesta, diventa simile all’operare della natura. Questo è difatti il concetto ripreso nella critica letteraria contemporanea.

Aristotele non aderisce al pensiero platonico dell’imitazione, ma lo rivaluta concependolo come una tecnica. L’Arte è intesa come “perizia”, “saper fare”, “saper operare”, contiene valori tali da creare una copia che, pur materiale, corrisponde tuttavia allo spirito dell’artista.

Aristotele capovolge quindi il punto di vista di Platone, introducendo una visione naturalistica del bello e dell’arte. L’arte è imitazione della natura. Egli abolendo l’idealismo a cui Platone era legato, rivaluta il sensibile e riconosce all’arte un valore conoscitivo, prima ignorato.

La mimesi poetica allora non ci dà il vero, ma il verosimile. La poesia si colloca nel grado intermedio tra la storia (verità empirica) e la filosofia (verità universale). L’arte consente di passare dal fattore empirico a quello universale, non in base ad un procedimento logico, ma mediante un ampliamento del vero. Dall’ambito del reale a quello del possibile. L’arte allora diviene più vera della storia, in quanto ci mostra l’ampiezza delle possibilità, che l’azione dell’uomo traduce in atto.

La natura non ha un’essenza materiale, ma spirituale. La natura è espressione del Divino e, imitandola, l’artista ripete il procedimento del Demiurgo. La creazione dell’arte è mimesi dell’intelligibile, non del sensibile, affermava Plotino sostenitore di Aristotele e risolutore dell’uso del termine in questione. La vera opera d’arte è quella che l’artista concepisce nella sua mente, come modello da tradurre nella realtà. Il materiale sensibile è solo involucro esterno della bellezza e l’artista, in quanto creatore, è superiore all’opera da lui prodotta.


Concluderei dicendo che tra i due litiganti il terzo gode! Plotino ha messo i cosiddetti ‘puntini sulle i’, dandoci una visione più completa della questione. Oggi sappiamo quanto è importante lasciarci ispirare dalla natura, ma anche da nuove forme interpretative d’arte, dall’arte altrui. L’artista impara da altri artisti e le opere per quanto simili non saranno mai uguali, perché ognuna avrà l’accrescimento emotivo e spirituale interiore del proprio artista, del proprio animo, del proprio eros.

The Winner is Plotino! 😉 _ Schizzo preparatorio di Raffaello Sanzio.