Chiudete gli occhi, immaginate di essere alla finestra e vedere da lì il mare, nelle sue sfumature di verde e blu che continuano con il chiarore del cielo sopra di voi. Un’ immensa stesura di colore che brilla in superficie e riflette il sole. Respirate e sentite l’odore quello buono dell’estate, e il rumore delle onde quieti che lentamente si rompono sulle rocce del vostro palazzo…

Io non oso immaginare dormire e svegliarsi lì, tra le mura di quel cimelio storico che racchiude cotanta bellezza. Ad oggi guardarlo fa pensare come abbia fatto ad avere così tante trasformazioni e cambiamenti…è il bello dell’Architettura così solida ma flessibile. Pensata, ragionata ed amata…eccola! Sugli scogli prende il sole Palazzo Donn’Anna, nato dopo la demolizione di Villa Bonifacio per opera del grande architetto del 1600 Cosimo Fanzago, al quale fu commissinata tale abitazione da donna Anna Carafa, consorte del viceré Ramiro Núñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres. Il progetto non è mai stato portato a termine purtroppo per la morte premetura della sua proprietaria data dalle insurrezioni popolari dell’epoca, per la caduta temporanea del vice regno spagnolo. Lo stesso consorte dovette scappare a Madrid nel 1648.

Il palazzo subì alcuni danni durante la rivolta di Masaniello del 1647 e durante il terremoto del 1688. Nel corso del XIX secolo sono stati numerosi i passaggi di proprietà che hanno visto i legittimi proprietari provare di volta in volta a modificare la destinazione d’uso della struttura, facendola diventare prima una fabbrica di cristalli (1824) e poi un albergo (con l’acquisto dei Geisser nel 1870 circa). Negli anni successivi si sono succeduti ancora altri proprietari, come la Banca d’Italia nel 1894 ed i Genevois due anni più tardi.

L’edificio incompiuto ha il fascino di una rovina antica confusa fra i resti delle ville romane che caratterizzano il litorale di Posillipo e fra gli anfratti delle grotte. Nell’interno, di notevole interesse è il teatro, aperto verso il mare e dal quale si gode un bel panorama della città partenopea, sede della Fondazione culturale Ezio De Felice.

L’edificio non è oggi visitabile e non costituisce alcun polo museale, purtroppo, in quanto interamente utilizzato come abitazione privata (diviso in vari condomini). Il punto d’accesso a terzi più vicino al palazzo è rappresentato dall’adiacente spiaggia privata.

Questo enorme edificio ricco di fascino pone tante domande a chi lo guarda…e io ho avuto la fortuna di poterlo osservare dal mare, forse dove si può contemplarlo meglio nella sua interezza e credetemi che sa rapirvi lo sguardo e rubarvi la mente.

«Il bigio palazzo si erge nel mare. Non è diroccato, ma non fu mai finito; non cade, non cadrà, poiché la forte brezza marina solidifica ed imbruna le muraglie, poiché l’onda del mare non è perfida come quella dei laghi e dei fiumi, assalta ma non corrode. Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero; nei portoni dove sono scomparsi gli scalini della soglia, entra scherzando e ridendo il flutto azzurro, incrosta sulla pietra le sue conchiglie, mette l’arena nei cortili, lasciandovi la verde e lucida piantagione delle alghe. Di notte il palazzo diventa nero, intensamente nero; si serena il cielo sul suo capo, rifulgono le alte e bellissime stelle, fosforeggia il mare di Posillipo, dalle ville perdute nei boschetti escono canti malinconici d’amore e le malinconiche note del mandolino: il palazzo rimane cupo e sotto le sue volte fragoreggia l’onda marina…»

Matilde Serao. Leggende Napoletane